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Newsletter n.3518 del 05 Apr 2014 22:01
Rubrica: Tema di Studio Nazionale

Da Cagliari una riflessione L I O N S sulle vecchie e nuove povertà: Parla il coordinatore del Tema di Studio Nazionale

Ogni giorno in Italia 615 persone, la cui la maggior parte è costituita da anziani, perdono la capacità di provvedere al necessario per vivere andando ad ingrossare le fila delle persone in forte difficoltà. Oggi l´11,1% della popolazione italiana è relativamente povero. Purtroppo, da alcuni anni, stiamo assistendo alla nascita di un altro tipo di povertà: le nuove povertà. Queste sono collegate al tenore di vita di ogni paese e colpiscono tutti quei soggetti che non hanno avuto o hanno perduto la possibilità di godere degli standard accettabili di vita propri della società in cui vivono.

di Elia Balzarini

 

 

 

Ogni giorno in Italia 615 persone, la cui la maggior parte è costituita da anziani, perdono la capacità di provvedere al necessario per vivere andando ad ingrossare le fila delle persone in forte difficoltà.

Oggi l’11,1% della popolazione italiana è relativamente povero.

Purtroppo, da alcuni anni, stiamo assistendo alla nascita di un altro tipo di povertà: le nuove povertà. Queste sono collegate al tenore di vita di ogni paese e colpiscono tutti quei soggetti che non hanno avuto o hanno perduto la possibilità di godere degli standard accettabili di vita propri della società in cui vivono.

 

 

 

 

 

Un saluto a tutte le autorità lionistiche e non, presenti, scusate per la rapidità dei saluti ma il tempo a disposizione è tiranno.

Sono stato incaricato di parlarvi di Vecchie e Nuove Povertà!

Non è un compito facile ma ci proverò comunque.

Cosa sono queste vecchie e nuove povertà?

Le vecchie povertà sono quelle che siamo ormai purtroppo tristemente abituati a vedere, quelle che dai media vengono definite come povertà assoluta e che sono rappresentate da quegli sfortunati che non hanno più la possibilità di trovare una collocazione nella nostra società, da quelle persone che con troppa frequenza incontriamo lungo la strada mentre chiedono l’elemosina, da quelle persone che sostano davanti alle chiese con la mano tesa o che frugano nei cestini dei rifiuti alla ricerca di qualcosa da mangiare.

Persone che hanno perso la dignità, l’amor proprio, l’orgoglio, ma soprattutto quello che è più grave non cercano più di cambiare la loro condizione, hanno ormai perduto la speranza.

Queste persone non sono più in grado di cercare o ottenere un lavoro, sono prive di una dimora, possono solo umiliarsi fino a terra stendendo la mano nella speranza che qualcuno vi depositi poche monete.

Persone destinate a soffrire e morire senza proferire parola, senza avere più un moto di reazione alla loro indigenza.

Possono solo sperare nell’intervento di Enti umanitari quali Caritas, Comunità di S. Egidio, o altre Associazioni di volontariato.

Nell’anno appena trascorso, i poveri assoluti, hanno superato i 4 milioni di unità.

Ogni giorno 615 persone, la cui la maggior parte è costituita da anziani, perdono la capacità di provvedere al necessario per vivere andando ad ingrossare le fila delle persone in forte difficoltà.

Oggi l’11,1% della popolazione italiana è relativamente povero.

Purtroppo, da alcuni anni, stiamo assistendo alla nascita di un altro tipo di povertà: le nuove povertà. Queste sono collegate al tenore di vita di ogni paese e colpiscono tutti quei soggetti che non hanno avuto o hanno perduto la possibilità di godere degli standard accettabili di vita propri della società in cui vivono.

Mentre la vecchia povertà è una condizione immutabile o difficilmente superabile, la nuova povertà colpisce all’improvviso piombando addosso a chiunque e spesso inaspettatamente.

La nuova povertà fa male!

La nuova povertà … morde!!

Ma quali ne sono le cause scatenanti?

La crisi del lavoro che ha portato alla chiusura di migliaia di piccole aziende, per lo più a conduzione familiare o con pochi operai dipendenti, generando una folla numerosa di persone senza un’occupazione e che spesso è andata a gravare sulle famiglie.

Crisi economiche delle piccole e medie aziende generate per lo più da motivi a loro indipendenti, quali i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione, la concorrenza dei paesi emergenti che hanno un basso costo del lavoro, la delocalizzazione di aziende concorrenti che non lasciano loro più spazi di mercato.

La mancanza di lavoro ha creato una generazione di persone che, o perché troppo specializzate o perché troppo poco, non sono riuscite più ad ottenere un’occupazione adeguata, ad essi sono da aggiungere gli esodati, i cassaintegrati, ed altri innumerevoli casi.

Tutte persone che spesso sono TROPPO VECCHIE PER TROVARE LAVORO MA ANCHE TROPPO GIOVANI PER AVERE DIRITTO ALLA PENSIONE.

Giovani che dopo troppi inutili tentativi perdono lo stimolo a continuare nella ricerca di un impiego deprimendosi sempre più nella rinuncia.

La presenza di anziani e la riduzione del potere d’acquisto delle pensioni … unito all’aumento delle necessità fisiche legate frequentemente ad uno stato di disabilità … ha generato una popolazione di pensionati non completamente autosufficienti … che conseguentemente è andata ad aumentare le difficoltà delle famiglie che li hanno in cura.

Famiglie con componenti affetti da tossicodipendenza o malattie psichiche.

Persone colpite dalla ludopatia che dilapidano al gioco le loro misere pensioni nella speranza del colpo di fortuna risolutivo che non verrà mai.

La crisi della famiglia, con il conseguente incremento di coniugi separati, dove uno dei componenti, solitamente il marito, è costretto a lasciare la casa coniugale e a corrispondere assegni alimentari divenuti poi nel tempo insostenibili,  e la mancanza di disponibilità economica lo costringe a trovare altri impieghi, a ricorrere alle mense pubbliche o anche a dormire in macchina, laddove non si rivolge agli usurai entrando in una spirale senza speranza.

Sono 50.000 a Milano e 60.000 a Roma i mariti che vivono in strutture comuni per l’impossibilità di riavere una propria casa.

Tutti sappiamo che una famiglia benestante, purtroppo, quando si divide genera due nuclei spesso in grave disagio economico e sociale.

Tutte queste persone, per sopravvivere, iniziano a privarsi dei ricordi familiari, vendono i loro gioielli di famiglia presso gli innumerevoli negozi che acquistano oro usato, che nel frattempo prosperano sulle loro disgrazie aprendo sportelli in tutti i quartieri della grandi città.

Ma il rischio più grave per i nuovi poveri è la perdita della casa.

Perdere la casa significa perdere la residenza. E senza residenza una persona non esiste più.

Non tutti sanno che la perdita della residenza è la più grande calamità che possa capitare ad un cittadino italiano.

Senza residenza non si può più ottenere un lavoro, chi darebbe lavoro ad una persona senza fissa dimora;

Senza residenza si perdono i documenti;

Senza residenza si perde il diritto ad avere il medico di base, potendo solo ricorrere al pronto soccorso ospedaliero;

Senza residenza si perde il diritto alla pensione, l’INPS paga nel luogo di residenza,

Senza residenza si perde il diritto all’esistenza civile.

E la conseguenza di tutto questo è che tali forme di disagio causano un suicidio ogni 2 giorni e mezzo.

Solo nell’anno appena trascorso sono state 149 le persone che si sono tolte la vita per motivazioni economiche e quasi un suicida su due (45,6%) è un imprenditore in crisi.

In 19 casi si è arrivati al gesto estremo per stipendi non percepiti.

L’esclusione dalla partecipazione alle attività economiche, sociali e culturali di fatto limitano l’accesso ai diritti fondamentali, oltre a costituire un alto costo per la società e un freno alla crescita economica.

In termini monetari, nei Paesi più sviluppati, la soglia della povertà relativa viene fissata al 60 % del valore mediano del reddito nazionale.

Questa misurazione oggi viene integrata da una più globale valutazione delle condizioni di vita in grado di evidenziare le differenze rispetto agli standard medi.

Infatti chi è povero è vittima di svantaggi multipli come la disoccupazione, il basso reddito, l’alloggio inadatto, le cure sanitarie inadeguate, le barriere nell’apprendimento, nell’accesso alla formazione permanente, alla cultura, allo sport, alle attività del tempo libero.

In altri termini, la nuova povertà è indice di “disfunzionamento” sociale, … di perdita di potere rispetto all’accesso a tali beni.

Ed è una riflessione diffusa su questi aspetti che ha portato all’iniziativa di proporre di Tema di studio nazionale riguardante argomenti che, seppur in forme od aspetti differenti, prendono in esame l’incremento di questa forma di disagio sociale esaminandone l’aspetto strettamente legato all’esistenza della nuova povertà, le cause che l’hanno generata ed i possibili rimedi.

Il Tema di studio nazionale, nel suo titolo, vuole esaminare questo disagio proprio partendo dalle cause principali che l’hanno generato, cause connesse con la crisi diffusa della nostra società:

Dagli innumerevoli convegni che si sono tenuti in questi ultimi giorni sono emersi vari orientamenti su possibili interventi quali elaborare proposte normative, tra cui quella sul microcredito, lotta alla ludopatia, sensibilizzare gli studenti delle scuole superiori sulle cause scatenanti le nuove povertà, aprire e gestire sportelli di ascolto presso i Municipi utilizzando le professionalità presenti nei nostri clubs, effettuare raccolte alimentari con conseguente successiva distribuzione, anche in virtù del fatto che la Comunità Europea ha interrotto i finanziamenti per l’approvvigionamento dei vari Banchi Alimentari e mentre alcuni Stati europei, quali Francia e Spagna, hanno provveduto a stanziale appositi fondi, in Italia non si è ancora provveduto a fare altrettanto con il risultato che presto cesserà la distribuzione di generi alimentari alle famiglie più bisognose.

A questo punto sorge spontanea la domanda: ma i Lions cosa possono fare?

Noi siamo organizzati in una struttura composta da oltre 1.300 Clubs con più 44.000 soci.

Formiano un piccolo esercito che con la sua opera è in grado sia di agire che di sensibilizzare l’opinione pubblica.

 

Il nostro codice dell’Etica lionistica recita:

“… Essere solidale con il prossimo mediante l’aiuto ai deboli, i soccorsi ai bisognosi, la simpatia ai sofferenti …”.

Dobbiamo onorare questo impegno.

Dobbiamo darci da fare!

Concludo con una frase di Papa Francesco che molto richiama la nostra Etica:

Non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio.

Bisogna custodire la gente, aver cura di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”.

 

Elia Balzarini

(Coordinatore distrettuale per il
Tema di studio nazionale -Distretto 108L)


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